Una delle sfide ambientali più grandi della nostra epoca è quella di sopperire all’inquinamento derivante dai rifiuti di plastica. In una società consumistica dove regna sovrana la politica dell’usa e getta, lo smaltimento della plastica è finito col diventare una vera e propria piaga. I nostri mari ne sono colmi, tant’è che a largo delle coste dell’Honduras le correnti oceaniche hanno formato una vera e propria isola di rifiuti di plastica che si estende per un suolo grande tre volte quello della Francia!
Questo crea un fortissimo impatto ambientale che sta modificando radicalmente gli equilibri del nostro ecosistema con un forte impatto dannoso anche sulla salute degli esseri umani.
Secondo la Ocean Conservancy della plastica è stata trovata in oltre il 60% degli uccelli marini e nel 100% delle specie di tartarughe marine. L’autopsia su un capodoglio trovato morto spiaggiato lungo le coste della spiaggia ha rivelato che, nel suo stomaco, erano presenti 29kg di plastica: ciò impediva l’assorbimento di nutrimenti da parte dell’animale oltre che l’impossibilità stessa di espellere la plastica dall’organismo. Il problema purtroppo non è solo la plastica in sé presente sul pianeta sotto forma di rifiuto non biodegradabile, bensì anche le tossine provenienti dalle sostanze chimiche utilizzate per lavorare le materie plastiche le quali si disperdono nell’ambiente, avvelenando le acque sotterranee usate per irrigare le nostre coltivazioni e la stessa catena alimentare. Andando avanti di questo passo, secondo un rapporto del forum economico mondiale, nei nostri oceani entro il 2050 ci sarà più plastica che pesce, in termini di peso.
Se non cambiamo le nostre politiche ambientali e le nostre abitudini quotidiane in primis, le conseguenze rischiano di essere veramente catastrofiche: le statistiche relative all’inquinamento spiegano che è come se venisse gettato negli oceani un camion di immondizia pieno di plastica, al minuto, ogni giorno per 365 giorni l’anno. Si stimano circa 150 milioni di tonnellate di plastica all’anno nei nostri oceani, a cui si aggiungono otto milioni di tonnellate di rifiuti.
PERCHE’ USIAMO COSI’ TANTA PLASTICA?
La plastica è un materiale molto più economico e versatile rispetto a tanti altri, seppur sull’altro piatto della bilancia sia quello più dannoso di tutti – perfettamente idoneo in una società dove ogni bene è usa-e-getta e al temine dell’utilizzo viene subito sostituito con uno più nuovo: una società che continua a creare bisogni effimeri in capo a perfetti consumatori. Siamo stati abituati a moltiplicare le nostre esigenze fino a far diventare indispensabile la più superflua delle merci, la cui durata prima di trasformarsi in rifiuto diventa sempre più breve.
La principale fonte di inquinamento plastico, afferma Greenpeace New Zeland, deriva dai RIFIUTI DOMESTICI ed è dovuta sia per una mancanza di senso civico da parte dei cittadini, sia dall’assenza di adeguate strutture per la gestione dei rifiuti.
Gli oggetti più inquinanti sono risultati:
– bottiglie di plastica e cannucce (molte abbandonate sulle spiagge)
– imballaggi di prodotti alimentari (dalla carta di caramella fino a confezioni nettamente più grosse)
– prodotti per la pulizia del corpo e della casa.
Sono tutti beni che possono facilmente essere sostituiti con materiali biodegradabili come legno e cartone o riciclabili come il vetro.
Si pensi dalle bottiglie in vetro e dal sistema di vuoto a rendere, per cui una volta terminato il prodotto lo si rende al venditore che o lo riempie nuovamente o ne detrae il costo della confezione all’acquisto successivo. Per quanto riguarda i beni alimentari possono facilmente scelti imballati in cartone, più facilmente riciclabile, piuttosto che in contenitori di plastica. Esiste una soluzione alternativa ed ecologica ad ogni singolo oggetto che utilizziamo nel nostro quotidiano. Basta cercare e, in questo blog, un passo alla volta è spiegato come.
PERCHE’, A DIFFERENZA DI ALTRI MATERIALI, RICICLARE NON E’ LA RISPOSTA PER LA PLASTICA?
Wachholz, esperto dell’Ufficio europeo dell’ambiente (European Environmental Bureau) spiega che dovremmo assolutamente ridurre la quantità ed i tipi di plastica che utilizziamo. Infatti, esistono molti e diversi tipi di plastica e il procedimento di riciclo non consente di separare le diverse plastiche tra loro in maniera efficiente. Da questo processo potrà derivare solo una plastica di scarsa qualità utilizzabile per pochissime cose (Wachholz parla di “panchine nei parchi”) continuando a rendere necessaria la produzione di plastica per tutti gli altri beni. La verità è che il riciclo non è la soluzione per combattere l’inquinamento da plastica, ossia l’emergenza ambientale col maggior tasso di incremento del decennio.
I risultati del rapporto “Plastica: il riciclo non basta. Produzione, immissione al consumo e riciclo della plastica in Italia” redatto dalla Scuola Agraria del Parco di Monza ( documento commissionato all’istituto di ricerca da Greenpeace) viene analizzata la capacità dei sistemi di riciclo della plastica presenti in Italia, comparandola con la sua produzione, distribuzione e consumo effettivi. A esempio: su 10 imballaggi prodotti, solo 4 vengono effettivamente riciclati, altri 4 invece vengono bruciati negli inceneritori (producendo emissioni tossiche che vanno ad inquinare l’aria che respiriamo) e i restanti 2 dispersi nell’ambiente.
Emerge dal documento come la forte crescita della produzione globale di plastica usa e getta – che raddoppierà entro il 2025 – rende le capacità attuali e potenziali di riciclo alla stregua di un semplice palliativo.
IN SOSTANZA: SE DA UN LATO RICICLARE E’ UN GESTO IMPORTANTE, PER QUANTO RIGUARDA LA PLASTICA NON E’ UNA POLITICA APPLICABILE. L’UNICA SOLUZIONE E’ RIDURRE A MONTE IN MANIERA DRASTICA I BENI IN PLASTICA DI CUI USUFRUIAMO, NELLA NOSTRA QUOTIDIANITA’ CERCANDO DI SOSTITUIRLI CON MATERIALI ECOSOSTENIBILI.